• Risarcimento danni agli alluvionati o finanziamento?


    DanniAlluvione5Come funzionerà il sostegno promesso dallo stato agli alluvionati?

    L’11 marzo 2016 è apparso su alcuni quotidiani on line un articolo a firma della Senatrice PD Amati, dal titolo “Il MEF dia rapido seguito ai contributi stanziati per l’alluvione”.

    Ebbene, questo articolo altro non è che la risposta inviatami dalla Senatrice Amati ad una mia email con cui ponevo alcune domande (allegato 1).

    Volendo conoscere le norme della legge di stabilità 2016 che riguardano i fondi per i soggetti danneggiati da eventi calamitosi, ho reperito i commi dal n. 422 al n. 428 (allegato 2); leggendoli mi sono sorti alcuni quesiti, che esporrò dopo aver riportato quanto previsto dalla legge.

    Primo. “Al fine di dare avvio alle misure per fare fronte ai danni occorsi al patrimonio privato ed alle attività economiche e produttive … … si provvede, per le finalità e secondo i criteri da stabilire con apposite deliberazioni del Consiglio dei ministri … … mediante concessione da parte delle Amministrazioni pubbliche indicate nelle medesime deliberazioni, di contributi a favore di soggetti privati e attività economiche e produttive, con le modalità del finanziamento agevolato” (comma 422).

    La norma quindi non parla di risarcimento, ma di “finanziamento agevolato”; come ogni finanziamento, la somma ricevuta deve essere poi restituita.

    Secondo. “Per le finalità di cui al comma 422, i soggetti autorizzati all’esercizio del credito (quindi le banche) individuati nelle deliberazioni del Consiglio dei ministri adottate ai sensi del medesimo comma, possono contrarre finanziamenti … … assistiti dalla garanzia dello Stato … … al fine di concedere finanziamenti agevolati … … ai soggetti danneggiati dagli eventi calamitosi … … nel limite massimo di 1.500 milioni di euro … …” (comma 423).

    Il comma quindi prevede che anche le banche possono concedere finanziamenti agevolati e garantiti dallo Stato, nel limite massimo di un miliardo e cinquecento milioni di euro senza però specificare se questa somma sia annua o meno; ma sull’aspetto temporale torneremo più avanti.

    Terzo. “In caso di accesso ai finanziamenti agevolati accordati dalle banche … … in capo al beneficiario del finanziamento matura un credito di imposta, fruibile esclusivamente in compensazione, in misura pari, per ciascuna scadenza di rimborso, all’importo ottenuto sommando alla sorte capitale gli interessi dovuti, nonché le spese strettamente necessarie alla gestione dei medesimi finanziamenti” (comma 424, prima parte).

    Ad ogni annualità di rimborso del finanziamento avuto, quindi, l’alluvionato godrà di un credito di imposta.

    Quarto. “Le modalità di fruizione del credito di imposta sono stabilite con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate nel limite di 60 milioni di euro annui a decorrere dal 2016. Il credito di imposta è revocato, in tutto o in parte, nell’ipotesi di risoluzione totale o parziale del contratto di finanziamento agevolato” (comma 424, seconda parte).

    Parrebbe, quindi, che dal 2016 per ogni anno saranno disponibili fondi per un totale di sessanta milioni di euro.

    Quinto. “I finanziamenti agevolati, di durata massima venticinquennale, sono erogati e posti in ammortamento sulla base degli stati di avanzamento lavori relativi all’esecuzione dei lavori, alle prestazioni di servizi e alle acquisizioni di beni necessari all’esecuzione degli interventi ammessi a contributo dalle amministrazioni pubbliche di cui al comma 422 … … in tutti i casi di risoluzione del contratto di finanziamento, il soggetto finanziatore chiede al beneficiario la restituzione del capitale, degli interessi e di ogni altro onere dovuto. In mancanza di tempestivo pagamento spontaneo, lo stesso soggetto finanziatore comunica alle amministrazioni pubbliche di cui al comma 422, per la successiva iscrizione a ruolo, i dati identificativi del debitore e l’ammontare dovuto … …” (comma 426).

    Il finanziamento potrà quindi avere durata massima di venticinque anni e se l’alluvionato/beneficiario non riuscirà a rimborsare il prestito, diventerà debitore e la sua posizione verrà “passata” ad Equitalia per l’iscrizione a ruolo del suo debito.

    Fatte queste premesse, pongo alcuni quesiti:

    • Perché si parla di finanziamenti, seppur agevolati con il credito di imposta, e non di risarcimenti?
    • La cifra di un miliardo e cinquecento milioni è prevista solo per il 2016 oppure è da suddividere per la durata dei finanziamenti, ovvero venticinque anni?
    • A che punto è l’iter previsto dai commi in questione, il Consiglio dei Ministri ha adottato quanto di sua competenza? Il Ministero dell’economia e delle finanze ha fatto altrettanto? Il direttore dell’Agenzia delle Entrate?
    • Perché collegare il finanziamento agevolato necessariamente a dei lavori, alla prestazioni di servizi ovvero all’acquisizione di beni necessari all’esecuzione degli interventi? Chi ha già eseguito i lavori, magari accendendo con sacrifici un mutuo, potrà partecipare?
    • E’ previsto che i finanziamenti agevolati vadano prima di tutto a quei nuclei famigliari che versano in condizioni patrimoniali e reddituali difficili?

    Sono domande che reputo legittime e che hanno come unico scopo quello di capire cosa intende fare lo Stato per persone ed aziende che sono state duramente colpite da eventi calamitosi.

    Ringrazio anticipatamente chiunque voglia apportare chiarimenti, rispondendo a queste domande.

    Giorgio Sartini – Consigliere Comunale Lista Civica  “Senigallia Bene Comune”

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  • Sulla vasca di espansione a Brugnetto

    Vasche2Nell’ultimo periodo si parla molto della vasca di compensazione idraulica da realizzare a Brugnetto di Senigallia. C’è chi, come il Sindaco Mangialardi ed il geometra Ivano Sbrollini di Borgo Bicchia, ne tesse le lodi come la panacea di tutte le alluvioni, e chi la dipinge come un’opera pericolosa, con problemi di efficienza e sostenibilità.

    Oggi, come con il precedente articolo sul dissesto idrogeologico, cercheremo di fare un po’ di chiarezza in merito alle due posizioni esistenti. Ci auguriamo anche che il Sindaco Mangialardi voglia indire un’assemblea pubblica per discutere dell’argomento, visto che a quella da noi indetta a San Rocco il 30 ottobre 2015 non sono intervenuti né lui né le numerose autorità e tecnici invitati.

    Il nostro fiume, nei secoli, ha causato alla città diversi allagamenti. Nel passato le alluvioni arrivavano quasi ogni anno e per tale motivo i proprietari dei fondi agricoli hanno realizzato le arginature attuali (per proteggere le culture dei campi e il bestiame); mentre le autorità cittadine realizzarono il cavo Penna che fungeva da fosso scolmatore per proteggere il centro abitato. Dopo aver completato gli argini in campagna e realizzato gli argini in muratura in città, decisero di eliminare il cavo Penna. Successivamente, negli anni ‘50, il fondo del fiume nel tratto cittadino dal ponte Garibaldi al ponte della ferrovia, fu cementificato lasciando un canale centrale ad una quota più bassa che, per la sua ridotta sezione, consentiva anche con piccole portate idriche di mantenere pulito l’alveo del fiume dai depositi trasportati. Poi arrivarono le ultime modifiche alla foce del fiume, realizzate a partire dal 2008 per il distacco dell’ingresso del porto dalla foce del fiume. Da quel momento, l’esigenza di mantenere la foce del fiume aperta in modo funzionale passò in secondo piano nei lavori programmati dall’amministrazione comunale, o meglio all’ultimo posto.

    Quali sono state le modifiche importanti apportate alla foce?

    • Prolungamento della banchina di ponente del fiume, per proteggere dall’insabbiamento l’ingresso al porto. La modifica ha però permesso al mare l’insabbiamento continuo della foce del fiume, costituendo una sorta di ostacolo allo scarico a mare del sedime trasportato dal fiume, tanto che è affiorato un isolotto alla foce.
    • Si smise di dragare il fondale del fiume nell’ultimo tratto, perché le barche non dovevano più transitarvi e quindi non era
      “necessario” mantenerlo a profondità di navigazione. Risultato: col tempo il fondale è passato da – 4,5 metri di profondità, ad un valore medio minore di un metro, riducendo di fatto a circa un terzo la sezione in cui l’acqua in arrivo dal fiume può defluire in mare.
    • “Dulcis in fundo” i tecnici del comune decisero la chiusura del collegamento tra la 3° darsena e il fiume riducendo ulteriormente la capacità di deflusso a mare delle piene del fiume: capacità variabile in modo significativo in base alle condizioni di agitazione del mare.

    Alla città di Senigallia andò bene perché dopo i lavori ci furono anni di scarsa piovosità fino al 2010, poi la situazione cominciò a mostrarsi agli occhi di tutti: ad ogni pioggia, un po’ sopra la media, il fiume creava preoccupazione perché lambiva o stava per lambire l’intradosso dei ponti cittadini.

    Anche l’incuria degli argini e la mancata manutenzione degli alberi in alveo, cresciuti a dismisura, ha consentito che il 3 maggio 2014, con una portata d’acqua che fino al 2008 era tranquillamente smaltibile, si verificasse la maggiore inondazione che la città di Senigallia ha subito dal 1900.

    A riprova di quanto affermato, a pag. 22 del Rapporto di Evento della Protezione Civile si legge in merito alla portata del Misa che “I valori registrati nel corso dell’evento del 2-4 maggio sono stati superati negli anni 1991, 1995 e 2005 come evidenziato nelle figure (43 e 44)” (Allegato 1).

    Oggi l’unica direzione intrapresa delle Amministrazioni Pubbliche, Autorità di Bacino, Provincia e Comuni della vallata, concerne il rappezzamento degli argini danneggiati e la costruzione di una “vaschetta di compensazione idraulica”.

    Saltiamo a piedi pari gli interventi effettuati sugli argini ed alla vegetazione, di ciò potremo parlare in un altro appuntamento, e soffermiamoci sull’intervento per realizzare la vasca.

    Quando si progettano simili opere idrauliche, per eseguire i calcoli idrici, si assumo i dati relativi alle massime piene transitate o transitabili nel tratto in cui si effettua l’intervento; nello specifico abbiamo un valore riscontrato dalla Protezione Civile Regionale tra i 500-600 mc/s o anche superiori nel maggio 2014, e “Questi valori sono comparabili alle piene storiche del 1940, 1955 e 1976” (Rapporto di Evento 2-4 maggio 2014 – pag. 27 della Protezione Civile) (c.s. Allegato 1); il genio civile arriva a indicare una portata massima di 900 mc/s alla chiusura del bacino (Allegato 2). Il progetto delle vasche è datato 2012 e quindi è stato redatto senza tenere conto delle reali esigenze idriche alla luce dell’evento del 2014.

    Ne deriva che sono state calcolate con una strozzatura che consente di far transitare solo 300 mc/s pur avendo avuto in tale tratto dell’alveo una portata doppia o ancora superiore. Presumiamo che tale valore derivi dalla quantità d’acqua attualmente transitabile alla foce dopo le chiusure operate con i lavori portuali. In realtà alla foce sono transitate più volte portate superiori ai 300 mc/s (con valori tra i 450-550 mc/s) quindi il valore cautelativo di transito alla foce, prima di aver rifatto i ponti cittadini a campata unica e dopo avere riaperto però la foce, è di 450-500 mc/s. Con una portata di calcolo pari a 450-500 mc/s la vasca d’espansione servirà a colmare i reali picchi di portata e non a cercare di porre rimedio gli errori creati alla foce (errare è umano, perseverare è diabolico) e potrà garantire un tempo di sicurezza da 4 a 5 volte superiore a quello che avremo con dimensionamento a 300mc/s.

    Altro fattore da non sottovalutare con una portata di 450-500 mc/s è che la laminazione potrà avvenire, senza creare la strettoia in cemento, prevista in progetto per portare la sezione del fiume da 80 metri a 16 metri, ma semplicemente abbassando l’argine del fiume esistente in corrispondenza dell’inizio della vasca. Tale procedura è stata personalmente verificata essere consueta sui corsi d’acqua della vicina Emilia Romagna. (Allegato 3)

    Per mantenere l’invarianza idraulica a monte della vasca, prevista dalla norme vigenti, una soluzione perseguibile è di lasciare un corridoio tra la vasca e la provinciale Corinaldese per far defluire l’acqua uscita da eventuali rotture in sponda sinistra che avvengano a monte, come accaduto nel 2014. Ciò servirà inoltre ad evitare che le zone artigianali di Casine di Ostra e della Bassa di Ripe subiscano inondazioni di un metro o più rispetto a quanto è accaduto nel 2014.

    La soluzione prospettata consentirà anche di non dover rifare, e quindi non spendere altri milioni di euro, il ponte tra Bettolelle e Brugnetto. (Nell’attuale progetto il ponte sarà interdetto alla circolazione, anche dei mezzi di soccorso, ad ogni allerta). Sempre riferita al ponte la soluzione può prevenire inoltre il suo eventuale crollo nel caso, più che ipotetico, si verifichi una parata del materiale trasportato sull’impalcato e il parapetto del ponte.

    Ovviamente il costo dell’opera, senza strozzatura e rialzo degli argini a monte dell’invaso, si ridurrà considerevolmente e tali risorse potranno essere utilizzate per realizzare i lavori necessari alla foce del fiume per la sua riapertura e i ponti cittadini che possono trovarvi copertura.

    Leggendo le relazioni del progetto, si evince che il tempo di riempiento della vasca è di otto ore (pag. 3 e 4 Relazione Descrittiva, a firma dell’arch. Principi Marcello e dell’ing. Alessandro Mancinelli, allegata al progetto: “1_relazione descrittiva vasche Misa”) (Allegato 4). Ma 1.000.000 di mc diviso 56 mc/s x 3600 sec/ora = dà un tempo di 4,96 ore che per effetto della reale capienza della vasca di soli 800.000 mc da un tempo di 3,96 ore. Il problema è che le portate reali sono ben superiori e pari a 600 – 700 mc/s e quindi il tempo di messa in sicurezza della città risulta pari a circa 46’ a 600 mc/s e 34’ a 700 mc/s.

    L’ultima domanda riguarda per quanto tempo nel maggio 2014 il fiume sia stato in piena, nonostante le 22 rotture e quindi i milioni di mc di acqua sottratti al fiume perché fuoriusciti dall’alveo. La risposta è 7-8 ore, quindi molte volte di più del tempo necessario al riempimento della Vasca di compensazione agricola.

    A cosa, ma soprattutto a chi, può servire un simile intervento che, a detta dello stesso ingegnere responsabile del progetto per la Provincia, riesce a stoccare solo un ottavo dell’acqua fuoriuscita il 3 maggio 2014?

    Come vedete le criticità sono tante e al riguardo i tecnici preposti non solo “non si degnano nemmeno di dare risposte di cortesia” alle domande e alle richieste d’incontro da noi trasmesse ufficialmente, ma rifuggono anche la possibilità di illustrare il progetto in incontri organizzati da Associazioni apolitiche ed apartitiche come Confluenze (si veda la “nota dolente” in calce al volantino Associazione confluenze – Allegato 5).

    Lista Civica Senigallia Bene Comune

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  • Dubbi sull’avvio dei lavori nell’area dell’ex Arena Italia

    ArenaItaliaSenigallia Bene Comune ha letto con attenzione dell’imminente partenza dei lavori nell’area dell’ex Arena Italia.

    Molti cittadini, insieme ad alcune associazioni, al tempo avevano giustamente protestato sull’imponente palazzone che doveva sorgere all’ombra di Porta Lambertina con buona pace di una giunta che vantava presenze ambientaliste. Ora i giornali sembrano ancora parlare di un ‘un primo piano porticato’ adibito ad uso commerciale'; speriamo siano refusi riferiti a vecchi progetti perché altrimenti si prefigurerebbe ciò che fin dall’inizio i cittadini avevano ipotizzato: un’importante opera edificatoria in pieno centro storico nonostante un ‘rigoroso’ Piano Particolareggiato del Centro Storico.

    Nell’ultima delibera di Giunta, la N°53 Seduta del 01/04/2014, al punto 4 di pagina 9 si legge chiaramente della “Semplificazione dell’apparato compositivo dei prospetti con eliminazione del porticato e riferimento a modelli architettonico-compositivo del rione porto”. Il porticato è dunque eliminato, secondo la delibera, e allora perché se ne riparla? Che valore hanno avuto le osservazioni di tanti cittadini e associazioni che al tempo hanno dato vita ad un importante dibattito democratico reso difficilissimo da una maggioranza arrogante nei toni e nei modi? I cittadini non hanno l’anello al naso e anche se il tempo è passato i numeri sono rimasti quelli. Ovvero raddoppio della superficie edificabile (la famigerata SUL per gli addetti ai lavori), riduzione della distanza dalle mura storiche, aumento delle altezze, aree verdi diminuite e non per ultimi i parcheggi interrati o seminterrati in area ex R4. Che ve ne pare?

    BastioniRodiIl quadro è questo. Un Piano Cervellati approvato dalla Giunta Angeloni che non lascia margini di manovra a palazzoni o quant’altro e che voleva ristabilire un equilibrio architettonico in una zona popolare del centro storico carica di storia ma massacrata dalla speculazione degli anni ‘70. Lo spettacolo attuale ci racconta di una riqualificazione ferma da anni su via Rodi con gru a cielo aperto e uno scheletro di cemento a ridosso delle mura storiche in pieno centro cittadino. Parlare di “principi filologici già approvati nel piano d’area e di una più ampia riqualificazione del rione Porto partita da via Carducci” ci sembra una forzatura poco rispettosa dello scenario che abbiamo di fronte.

    Concludiamo ponendo alcune domande al Sindaco sperando in risposte chiare e prive di politichese.

    • La prima domanda riguarda la comunicazione alla cittadinanza in modo preciso e numerico della superficie utile lorda (SUL) che verrà impegnata nell’area in oggetto. Nella scheda tecnica definitiva B2 viene indicata la superficie fondiaria catastale e non la SUL.
    • La seconda riguarda i costi di bonifica dell’area. Da chi sono stati sostenuti i costi di bonifica e, se sostenuti da tutti noi, a quanto essi ammontano?
    • Terza domanda. Da chi sono stati sostenuti i costi di demolizione e i costi di sgombero e smaltimento delle strutture che su detta area insistevano e, se sostenuti da tutti noi, a quanto essi ammontano?

    Senigallia Bene Comune

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  • Parchi Cesanella e Saline non coerenti con il Piano Strutturale del Verde

    BoscoCesanellaConsiderando l’attualità del tema il gruppo consigliare Senigallia Bene Comune presenta un’interrogazione a risposta scritta in merito al Piano Strutturale del Verde. Vi proponiamo il testo dell’interrogazione:

    Interrogazione ai sensi dell’art.10 Regolamento Consiglio Comunale a risposta scritta

    Il sottoscritto SARTINI GIORGIO, Consigliere comunale del Gruppo consigliare “Senigallia Bene Comune”,

    PREMESSO CHE
    • con D.C.C. n° 4 del 13/01/2010 il Comune di Senigallia ha approvato il Piano Strutturale del Verde
    • Con deliberazione del Consiglio Comunale n. 21 del 3 febbraio 2010 è stata adottata ai sensi e per gli effetti della L.R. 05.08.1992 n. 34, art. 26 e s.m.i., una variante parziale al Piano Particolareggiato di iniziativa pubblica “Parco della Cesanella”.
    • con DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA MUNICIPALE N° 133 – Seduta del 22/06/2010
      • è stato approvato il PROGETTO DI RIFORESTAZIONE DI AREE URBANE PER RIDUZIONE DI GAS SERRA IN ADEMPIMENTO AL PROTOCOLLO DI KYOTO,
      • l’Università di Bologna ha redatto il progetto preliminare relativo ai boschi urbani della Cesanella e delle Saline,
      • la Società autostrade ha affidato l’incarico al Comune
    • con DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE N° 108 – Seduta del 13/10/2010 è stato approvato il PIANO PARTICOLAREGGIATO “PARCO CESANELLA – VARIANTE 2009″. APPROVAZIONE DEFINITIVA, DICHIARAZIONE APPOSIZIONE VINCOLO ESPROPRIATIVO
    • con Deliberazione del Consiglio Comunale N° 136 – Seduta del 21-22/12/2010 si è affermato che: “Relativamente ai temi della città sostenibile le attività del 2011 troveranno i loro criteri ordinatori in tre strumenti, di cui l’Amministrazione si è dotata già nello scorso mandato, parlo naturalmente del Piano Generale del Traffico Urbano, del Piano Strutturale del Verde e del PEAC. Questi rappresentano la cornice che ci consentirà di operare in questo ambito con una logica, con un approccio sistematico alle questioni, in modo coerente e coordinato
    • con Deliberazione della Giunta Municipale n° 281 – Seduta del 21/12/2010 si è affermato che: “Con D.C.C. n° 4 del 13/01/2010 il Comune di Senigallia ha approvato il Piano Strutturale del Verde, strumento innovativo e strategico per il migliorare la qualità della vita della comunità, che guarda al verde non come elemento di risulta, ma quale carattere fondante della pianificazione del territorio;
    • con Delibera della Giunta Municipale 60 del 10/04/2012 il Comune di Senigallia ha approvato il progetto preliminare di riforestazione dell’area in questione con attestazione di immediata cantierabilità dei lavori. Inoltre, l’Ufficio Progettazione del Comune di Senigallia ha anche fornito la propria proposta di progetto definitivo di riforestazione dell’area in questione (Roccati G., Maranci P., 1012), di cui si è tenuto conto nell’ambito della presente progettazione.
    • con DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA MUNICIPALE N° 65 – Seduta del 16/04/2013 è stato approvato il PROGETTO ESECUTIVO DI RIFORESTAZIONE DI AREE URBANE PER RIDUZIONE DI GAS SERRA IN ADEMPIMENTO AL PROTOCOLLO DI KYOTO – REDATTO DA SPEA AUTOSTRADE
    • con DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA MUNICIPALE N° 81 – Seduta del 14/04/2015 sono state approvate le integrazioni AL PROGETTO ESECUTIVO approvato con D.G.M .65 del 16/04/2013 apportate dall’Ufficio Tecnico Ambiente e Territorio del Comune di Senigallia;
    CONSIDERATO CHE
    • il Piano Strutturale del Verde (ovvero lo stesso strumento innovativo e strategico per il migliorare la qualità della vita della comunità di cui sopra), indicava per il Parco della Cesanella e per il Parco delle Saline le seguenti linee di intervento:
    PARCO DELLA CESANELLA (Priorità: alta)
    Situazione attuale: L’area, situata nella zona nord della città tra la chiesa dell’abitato di Cesanella ed il quartiere Molinello, risulta attualmente occupata da campi coltivati e da aree incolte. La destinazione d’uso prevista nel vigente P.R.G., indica la realizzazione di un parco cittadino.
    Ipotesi di progetto - Tipologia: parco urbano
    Ruolo/Fruizione
    - Benessere: polmone verde della città
    - Estetico: è il parco per eccellenza dove si troveranno al raggiungimento della maturità anche piante monumentali
    - Relax: parco destinato alla fruizione da parte di tutta la cittadinanza. Luogo in cui trovare silenzio e relax immersi nel verde
    Interventi proposti: Progettazione multidisciplinare (agronomi e architetti) che porti alla realizzazione di un parco paesaggistico all'inglese. Quest'area, grazie alle sue dimensioni, rappresenta  infatti una grande occasione per Senigallia poiché manca in città un vero e proprio parco urbano. Nell’ipotesi di progetto si propone di qualificare con il verde anche l’adiacente zona di Villa Torlonia oggi usata per Circo e Luna Park.
    PARCO DELLE SALINE (Priorità: Alta)
    Situazione attuale: Da oltre vent'anni destinata ad accogliere un parco urbano, l'area è stata gradualmente edificata e la superficie non costruita si è ormai dimezzata. Si tratta di un'area umida, compresa tra gli impianti sportivi del quartiere Saline e un Camping del quartiere Ciarnin, che funge da ricovero per alcune specie faunistiche. Esteticamente si presenta come una grande area abbandonata senza elementi di pregio. La vegetazione è costituita prevalentemente da canneti;
    Ipotesi di progetto -  Tipologia: parco urbano
    Ruolo/Fruizione
    - Didattica: unico esempio in zona di ambiente umido può essere sfruttato per finalità didattiche con visite guidate per le scuole
    - Ambientale: il parco per ampiezza assume un ruolo ecologico importante e rappresentare assieme al "Bosco Mio" il polmone verde a sud della città.
    Interventi proposti: Prima di tutto occorre verificare la reale consistenza faunistica e la qualità degli habitat presenti. Sulla base di questa analisi si potrà scegliere se conservare o meno tali habitat e le biocenosi esistenti. In un caso si può quindi ipotizzare la creazione di un parco umido con l'utilizzo di piante adatte agli ambienti salmastri (sfavorevoli alla proliferazione delle zanzare). Nell'altro caso si può procedere alla creazione di un vero parco urbano, sul modello paesaggistico all'inglese.
    RICORDATO CHE
    • L’amministrazione Comunale ha investito nel Piano Strutturale del Verde oltre 60.000 €;
    • Il Piano Strutturale del Verde indicava interventi progettuali multidisciplinari;
    • Il Piano strutturale del Verde a proposito della promozione della cultura del verde urbano afferma: “È altresì vero che il coinvolgimento degli abitanti prima di importanti interventi sul verde urbano è di fondamentale importanza. Una partecipazione da incentivare non solo nei momenti cruciali della progettazione ma anche in quelli della gestione ordinaria. Un laboratorio permanente od un osservatorio sul verde urbano potrebbe essere lo strumento adatto a far cresere una sana e non ideologica cultura del verde. Si propone quindi di trovare forme di coinvolgimento attivo per gli interventi indicati nel presente Piano”.
    • L’allora assessore Ceresoni affermava: “Questo strumento ha la capacità di sviluppare le linee stategiche di azione per il nostro paesaggio. É un piano attuale e volto al futuro che già prevede opere come la complanare e il parco della Cesanella. Insomma si tratta di una vera e propria bussola.

    Tanto premesso, considerato e ricordato il sottoscritto Consigliere Le rivolge la presente interrogazione a cui dovrà esser data risposta scritta, ponendoLe le seguenti domande:

    1. Quali indicazioni sono state date alla Società Autostrade nella citata “proposta di progetto definitivo di riforestazione dell’Ufficio Progettazione del Comune di Senigallia”? Esistono delle tavole progettuali dettagliate e/o una relazione progettuale redatte dal suddetto ufficio?
    2. Perché gli interventi nei suddetti parchi non sono coerenti con le indicazioni del Piano strutturale del Verde che suggerisce una progettazione organica di queste aree e non la semplice messa a dimora di alberi in filare con sesti di impianto regolari?
    3. Come mai non è stata favorita la partecipazione ai processi decisionali e non c’è stato alcun coinvolgimento dei cittadini come indicato dal Piano?
    4. In generale, visto che i diversi interventi sul verde pubblico dal 2010 ad oggi sembrano non seguire le indicazioni del Piano (altro esempio: l’uso di Tamerici sul lungomare o la mancata riduzione dell’impermeabilizzazione di piazza del Duomo), l’Amministrazione Comunale, che uso intende fare per il futuro di questo strumento di pianificazione giudicato da essa stessa strategico?

    Giorgio Sartini Consigliere comunale

    Senigallia Bene Comune

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  • La situazione del dissesto idrogeologico

    Ovvero quando la prevenzione non porta voti
    Dissesto Idrogeologico

    In giallo i lavori per mettere in sicurezza il tratto finale cittadino

    Che il territorio italiano sia particolarmente fragile è testimoniato dal fatto che il 68% circa delle frane in Europa avvengono nel nostro paese.
    Siamo una ‘frana totale’ nella prevenzione.
    In compenso siamo degli assi negli interventi in emergenza ex-post.
    Abbiamo sviluppato la migliore protezione civile del mondo e tutti imparano da noi.
    Ma tutto questo non è particolarmente efficiente perché, come numerosi studi scientifici dimostrano, spendiamo somme spropositare per riparare i danni post-evento, che si sarebbero potute evitare ove si fossero spese somme di gran lunga inferiori in prevenzione (anche di 10 o 15 volte).
    Lo dice anche la saggezza popolare: ‘prevenire è meglio che curare’.
    Ma la politica non ci sente da questo orecchio. I soldi spesi in interventi eseguiti in sperduti anfratti, in letti di torrenti, in versanti di colline, non si vedono e quindi non portano voti.
    I soldi spesi in emergenza post catastrofe, per riparazione di drammatici danni e risarcimenti a danneggiati, invece hanno un grande impatto mediatico e quindi portano voti.
    Come analisi sarà cinica, e forse anche un po’ grossolana, ma se fate due più due, vi accorgerete che non siamo troppo lontani dalla realtà, guardate il risultato delle ultime elezioni cittadine per le promesse fatte.
    E’ il dissesto ideologico, la maggiore causa del dissesto idrogeologico. La maggior parte dei disastri, sono disastri annunciati. E spesso si ripetono nelle stesse aree geografiche. Ci sono in Italia zone, come quelle della Liguria e della Campania meridionale, ove periodicamente si contano i morti.
    Ciò non è casuale. Provate a prendere una cartina del mediterraneo.
    Tracciate delle linee che vanno dallo stretto di Gibilterra all’Italia. Le linee di mare più lunghe, senza che siano interrotte da isole o coste, sono quelle che puntano a nord in Liguria ed a sud sulla Campania meridionale. Queste linee vengono chiamate dagli ingegneri con il termine ‘fetch’.
    Non sono altro che corridoi sul mare aperto dove più a lungo possono svilupparsi venti senza che siano interrotti da qualche ostacolo e possono quindi caricare l’aria di grandi quantità di umidità presa dal mare e generare le più potenti perturbazioni atmosferiche, con la forza di veri e propri uragani, che sono la causa delle più grandi alluvioni. Ed ecco che periodicamente si verificano eventi importanti nelle zona di Genova e della penisola Sorrentina e relativo entroterra (disastri di Sarno, Quindici, Castellammare di Stabia, ecc.).

    La situazione a Genova comparata con Senigallia.

    Il 10 ottobre 2014 sono piovuti oltre 500 mm di pioggia su Genova ed il 4 novembre del 2011, sempre a Genova ne caddero quasi 500 mm in 5 ore, a Senigallia il 3 maggio 2014 ne sono caduti solo 72 mm in 6 ore.
    Esondano i fiumi ed i torrenti a Genova e sono sempre gli stessi: Bisagno, Fereggiano, Sturla e Scrivia.
    Si è parlato, in entrambe le città, di evento mai accaduto prima. Ma non è così. Il 4 ottobre del 2010, la quantità di pioggia era stata praticamente la stessa e a Senigallia fu così nelle alluvioni del 1976 e 1940. Alluvioni più gravi ci sono state in precedenza a Genova nel ‘93, nel ‘92 e nel ‘70 (quando i mm di pioggia furono addirittura più di 900) e a Senigallia nel 1855 e 1897. I danni ed i lutti a seguito di alluvioni non sono però sempre gli stessi. Molto dipende da quello che fa e da quello che non fa l’uomo.
    Enormi straripamenti di fiumi nel passato più o meno recente non hanno provocato gli stessi danni e lo stesso numero di perdite di vite umane degli ultimi tempi. Semplicemente perché le aree interessate dalle esondazioni non avevano insediamenti abitativi. Negli ultimi decenni le urbanizzazioni sono state, in alcuni casi, davvero dissennate. I cosiddetti ‘pianificatori’ urbanistici dalla licenza edilizia facile hanno dimostrato di avere la memoria sempre cortissima. Hanno consentito di costruire in aree dove si sapeva benissimo che prima o poi sarebbero arrivate le acque straripate. Pochi sanno, ad esempio, che una alluvione del fiume Arno, farebbe oggi molti più danni di quella famosissima del 1966, che è stata immortalata dai TG di tutto il mondo, perché sulle sponde del fiume, subito dopo l’evento disastroso, si è costruito moltissimo. In pratica ci fu una vera e propria corsa alla licenza edilizia da parte di tutti gli enti territoriali competenti prima dei divieti di edificazione attuati grazie alla la benemerita Commissione De Marchi (dal nome del grande ingegnere idraulico che la guidava).

    Non tutto deve andare male: quando si previene, i disastri non avvengono.

    La scelleratezza urbanistica permette di costruire dove i tecnici competenti sconsigliano di costruire, trattandosi di zone a rischio di alluvione o di frana o di dissesto. Questo comportamento denota una evidente stoltezza; non sarà il caso di smettere di maltrattare così il territorio?
    I programmi di tutte le forze politiche, nessuna esclusa, contengono parole altisonanti ed impegni solenni di lotta al dissesto idrogeologico.
    Ma, dopo le elezioni, i buoni propositi restano solo chiacchiere e anche quest’anno 2016 il nostro Consiglio comunale ha approvato degli emendamenti, all’ultima variante al PRG, che consentono di realizzare garage addirittura interrati a ridosso del fiume e di un’area R4 all’interno del progetto ‘Orti del Vescovo’.

    L’eccessivo consumo di territorio, con disboscamenti, cementificazioni ed impermeabilizzazioni del terreno (piazza Garibaldi totalmente cementificata e disboscata ne è esempio lampante) è da evitare assolutamente.

    Come lista civica riteniamo prioritarie queste riflessioni:
    • Occorre da una parte vietare ulteriori consumi di territorio, permettendo nuove costruzioni solo nella zone già urbanizzate, densificando e riqualificando l’edilizia di scarsa qualità del dopoguerra;
    • Imporre il cosiddetto criterio della ‘invarianza idraulica’. (Se, cioè, un determinato territorio, prima di realizzare un intervento di trasformazione, produce una certa quantità di acqua in occasione di determinate precipitazioni meteoriche, dopo la trasformazione deve mantenere costante questa quantità di acqua prodotta. Questo significa che, se si impermeabilizzano porzioni più o meno vaste di tale territorio, riducendo quindi le naturali capacità di ritenzione idrica del terreno originario, è necessario ed obbligatorio realizzare opere di cattura ed immagazzinamento delle acque di pioggia intensa, per poi restituirle alla natura solo successivamente allo scroscio di pioggia, in modo tale da evitare ogni danno da alluvione. Occorre quindi realizzare quello che gli ingegneri idraulici definiscono la ‘laminazione delle piene’.)
    • Occorre attivare le opere di manutenzione idraulica: la gran parte dei disastri sono causati dall’incuria, dalla ridotta capacità di portata del reticolo idrografico a causa di ostruzioni, interramenti, abbandoni di rifiuti ingombranti, crollo di alberi ed arbusti, ecc. Le operazioni di manutenzione idraulica andrebbero effettuate con regolarità, e consentirebbero, a conti fatti, di spendere meno e meglio, e, soprattutto, di evitare di piangere vite umane perdute;
    • Occorre realizzare opere idrauliche di accumulo e regolazione. L’acqua è elemento fondamentale di vita ma può causare danni e morti sia quando ce n’è troppo poca, sia quando ce n’è troppa. Occorre quindi usare la saggezza del buon padre di famiglia, che mette da parte le risorse nei tempi grassi per i tempi delle vacche magre. Quindi ci vogliono le vituperate dighe che immagazzinano le acque quando scorrono impetuose e possono causare danni e vittime, per poterle restituire quando piove poco e ce n’è più bisogno, ad esempio per irrigare i campi d’estate. (Basta studiare un po’ di storia, anche recente, per apprendere, ad esempio, che la città di Roma andava regolarmente sott’acqua tutti gli anni fino a pochi decenni orsono. Tanto è vero che le autorità papaline avevano organizzato un capillare servizio di barchini che percorrevano le strade romane allagate per distribuire pane agli abitanti costretti a casa dalle alluvioni, i quali lo ritiravano dalle finestre. Tutto questo è diventato solo un ricordo storico, grazie agli imponenti interventi idraulici dei cosiddetti ‘muraglioni’ ma anche grazie alle grandi dighe realizzate su alto e medio corso del Tevere, che consentono di ‘laminare’ le piene del fiume stesso.) Le stesse dighe produrrebbero energia elettrica gratuita e senza emettere CO2.

    Riteniamo prioritarie opere di presidio contro erosioni, frane e dissesti idrogeologici.
    Gli specialisti della materia conoscono perfettamente quali sono i versanti in frana, quali sono gli alvei dei corsi d’acqua in erosione, quali sono le aree a rischio di dissesto idrogeologico e sono perfettamente in grado di progettare gli interventi atti a scongiurare le catastrofi.

    L’investimento più produttivo che possiamo fare è quello della salvaguardia del capitale umano e del nostro territorio.
    Diamo quindi fiducia solo ai (pochi) decisori politici che lo hanno capito. Ma a Senigallia ci sono?

    Lista civica Senigallia Bene Comune

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